Le Murate. Progetti Arte Contemporanea presenta
la pubblicazione del catalogo del progetto
QUI.Paolo Masi
16 ottobre 17.30
Alla presenza di
Paolo Masi, artista,
Valentina Gensini, direttore artistico Le Murate. Progetti Arte Contemporanea,
Anna Lisa Baroni, Archivio Frittelli per l’opera di Paolo Masi
Le Murate. Progetti Arte Contemporanea in collaborazione con Galleria Frittelli Arte Contemporanea dal 13 settembre 2018 al 31 gennaio 2019 ha prodotto e accolto una importante mostra monografica composta da dodici opere monumentali appositamente concepite e realizzate per gli spazi delle Murate dall’artista Paolo Masi.
Nel progetto espositivo, nato da un confronto diretto fra artista, ambienti e storia del complesso cittadino nel segno di una nuova produzione, l’ex complesso carcerario è stato riletto da Masi come luogo della memoria legato alla reclusione, sia essa volontaria, quale convento, o coatta, come carcere. Le opere presenti nell’intero complesso monumentale (dagli spazi interni de Le Murate. Progetti Arte Contemporanea agli spazi pubblici del complesso come la facciata, la fontana di Piazza Madonna della Neve o l’interno del Semiottagono, in collaborazione con Murate Idea Park) sono state oggetto di tre collaborazioni fotografiche degli autori: Agostino Altopiano, Rossella Liccione, Simona Fossi, Lia Saggiorato.
Il catalogo pubblicato da Silvana Editoriale testimonia il lavoro attraverso le immagini accompagnate da un testo critico di Valentina Gensini, un’intervista a Paolo Masi e un testo originale a lui dedicato da Giuliano Scabia.
“Quello che mi ha colpito è stato il fascino del luogo, dove le pareti in pietra hanno evidente il passaggio delle tante presenze tra monache di clausura e prigionieri – ha detto Paolo Masi - . Attraverso le polaroid ho cercato di riportare questa visibilità emozionale. La mostra è centrata sull’evidenziare la particolarità di questo spazio, diverso da una galleria e da un museo, che essendo luogo di produzione consente alla immaginazione di esprimersi in maniera libera e totale. Già dalla mia prima visita, ho deciso di concretizzare sentimenti ed emozioni su due piani diversificati: quello drammatico, al terzo piano, dove le celle sono legate da un racconto estremamente costrittivo; mentre al piano inferiore, il bianco della parete incisa, i due grandi cartoni e le tre carte piegate, riportano a una geometria alternativa al senso di chiusura fisica espressa dalla funzionalità originaria del luogo”.
Mercoledì 16 ottobre 17.30
ingresso libero
L’esposizione fa parte del Progetto RIVA curato e diretto da Valentina Gensini.
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Paolo Masi, nato a Firenze nel 1933, è attivo dagli anni cinquanta. La sua formazione passa prima da Milano, poi in Europa, dove l’artista si confronta e viene a contatto con il lavoro dei grandi astrattisti europei dai quali apprende lezioni di forte rigore formale. La produzione intrapresa negli anni ’60 passa dalla realizzazione di opere astratto-geometriche per approdare ad una sensibilità assoluta per il colore e negli anni ’70 alla ricerca e l’utilizzo di nuovi materiali. I suoi lavori di questo periodo sono caratterizzati dall’utilizzo del cartone ondulato. Sono degli anni ’80 i lavori dove l’artista si dedica a un’appassionata ricerca sul colore in rapporto allo spazio, realizzando opere dalle quali si desume la sua forte personalità cromatica. Negli anni 2000 Masi si cimenta nell’utilizzo di nuovi materiali come il plexiglas con il quale realizza opere di forme rettangolari o tonde dai colori smaglianti. Dalle iniziali esperienze di pittura informale e dall’astrattismo concreto Masi vanta un lavoro articolato, complesso e diversificato sul piano tecnico-linguistico. Le sue opere divengono marcatori concettuali del paesaggio e, come nel caso delle Polaroid, agiscono come studio analitico sui codici urbani. La sua intensa attività è confermata e riconosciuta sia in Italia che all’estero, con opere presenti nelle collezioni del Mart di Rovereto, della Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze e dalla Galleria d’Arte Moderna di Torino, del Museo Pecci di Prato e del Museo Novecento di Firenze. I suoi lavori sono caratterizzati da un’incessante evoluzione sperimentale capace di coinvolgere anche gli spazi urbani.